L’aria è di ghiaccio, ma se non ci fosse la neve sulle auto parcheggiate e sui marciapiedi, se non ci fosse un insidioso tappeto di ghiaccio sulle strade, guardando il cielo azzurro e il sole luminoso dalle ampie vetrate dell’appartamento di Wilhelmstrasse dove abito, in uno dei palazzoni grigi a ridosso del muro costruiti dalla DDR, si direbbe una giornata di primavera. O forse questa macchia oleosa di sole è la proiezione di desideri collettivi, che finisca un inverno cupo di minacce e di guerra.
Il cinema è anche sogno e i sogni attraversano i film della Berlinale 2025: sogni spezzati, irrealizzabili, pieni di speranze, cattivi, illusori. Un sogno d'amore e insieme il sogno di diventare un grande ballerino fà si che il protagonista di Dreams di Michael Franco rischi la vita per emigrare illegalmente negli Stati Uniti. Il sogno di diventare un'attrice famosa spinge una pletora di donne iraniane a rispondere alla call per un provino per diventare la protagonista di un film sulla novella di Sherazade in 1001 frames di Mernoush Alia. Il sogno di ritrovare una madre, perduta da bambina a causa della depressione, spinge l'orfana Jeanne a lasciare il rifugio tra le montagne della famiglia che l'ha adottata e ad affrontare i pericoli e le insidie della città in La tour de giace di Lucile Hadžihalilović.
Il tema comune a questi tre film è il sogno dell’artista.
In Dreams, il ballerino protagonista, Fernando, non può realizzarsi professionalmente in Messico e deve perciò emigrare come milioni di altri suoi connazionali: ma la sua arte non lo rende un privilegiato. Per sopravvivere deve adattarsi a fare il cameriere o le pulizie. Eppure il paese dei sogni, a cui è approdato insieme ad altri disperati in un viaggio che poteva costargli la vita, sembra offrirgli un opportunità: diventa il primo ballerino della compagnia più importante di Boston, dove vive la donna che ama, una miliardaria che finanzia iniziative umanitarie e ha con lui un intenso rapporto passionale. Ma se i sogni hanno il potere di trasfigurare la realtà, questa farà crudelmente e violentemente irruzione nella vita di Fernando, mettendo fine alla favola della principessa che bacia e sposa il rospo, che resta un emigrato illegale e non può tramutarsi in principe azzurro.
In 1001 Frames, le ragazze, quasi tutte molto giovani e belle, devono confrontarsi con un regista che le sottopone alla tortura di un colloquio a porte chiuse, in cui progressivamente l’ uomo diventa più insistente, esplicita i suoi desideri erotici e chiede un contraccambio in prestazioni sessuali per l’opportunità che offre. Qui la violenza non è mai esplicita, ma la tensione emotiva trasforma un film documentario in un thriller: del criminale, il regista, non si vede mai il volto, ma si sente la voce, si inquadrano le mani che sfiorano le donne, i piedi che si avvicinano a loro inchiodate dal terrore alla sedia dove sono intervistate.
Sogni spezzati sono anche quelli di Lionel Hart, autore di canzoni celeberrime come Blue moon e My funny Valentine, un artista nel baratro dell’ alcolismo, un uomo dimenticato dal mercato dei.musical e dai suoi amici, nel film Blue moon di Richard Linklater. Qui Ethan Hawke offre una splendida prova attoriale in un monologo nostalgico e delirante del protagonista nello spazio claustrofobico di un bar dove la sera del 31 marzo 1943, in piena guerra mondiale, si festeggia il successo travolgente del musical Oklahoma, la cui musica è stata composta da Richard Rodgers (Andrew Scott, orso d'argento come attore non protagonista), ex partner artistico di Hart, con un altro autore di testi, Oscar Hammerstein. In quella sera, assistendo al successo altrui, un drink dopo l’altro, Hart deve ammettere che il pubblico è completamente cambiato, che i suoi progetti sono inconciliabili con le esigenze del mercato, che lui stesso è ormai fuori luogo in un mondo sconvolto dalla guerra che va a teatro solo per dimenticare e per immergersi in un patriottico kitsch. Anche i suoi irrealizzabili e confusi sogni d’amore, rivolti ora ad una giovanissima e magnetica ragazza che studia per diventare attrice, possono procurargli solo dolore e solitudine. Cosa resta, allora dell’arte? E davvero il mondo dell’arte è così magico e favoloso, come può apparire agli occhi ingenui di chi da giovane vi si avvicina?
La risposta a questa domanda è impietosa: a spezzare i sogni dell’artista è l’ambiente velenoso, tossico, crudele in cui si fa l’arte stessa. Il ballerino messicano non è sopportato dai suoi colleghi americani perché è uno straniero, e perciò deve essere fatto fuori. Il mondo del cinema è intriso di violenza, come si mostra in 1001 Frames, una violenza che purtroppo non ha genere: in La tour de giace, l’innocente Jeanne è trascinata dalla fascinazione per un’attrice incostante e capricciosa in una tempesta di umiliazioni e ancora di violenza. In Blue Moon è il mercato e il conformismo politico a condizionare, asservire e svilire l’arte. Anche nel conturbante After this death di Lucio Castro l’arte, in questo caso la musica psichedelica di un cantante underground, non è salvifica, ma anzi strumento per cadere nell’abisso, per addentrarsi tra le terrificanti ombre dell’Ade.
Ma allora non c’è possibilità alcuna di sognare?