http://visionideltragico.it/index.php/rivista/issue/feedVisioni del tragico. La tragedia greca sulla scena del XXI secolo2025-06-17T09:21:36+00:00Sotera Fornarosoterafornaro@gmail.comOpen Journal Systemshttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/86Una drammaturgia del montaggio e della citazione. Premessa a La seconda generazione (Neottolemo) di Mario Martone2025-06-16T19:49:32+00:00Massimo Fusillomassimo.fusillo@sns.it<p>Questo saggio introduce La seconda generazione (Neottolemo), un’opera teatrale diretta nel 1988 da Mario Martone, approntata da Guido Paduano e Massimo Fusillo.<br />Il testo fa uso di tecniche di montaggio e citazione, rinunciando alla struttura drammatica tradizionale a favore di un mosaico di citazioni tratte da fonti antiche e moderne, tutte incentrate sulla figura di Neottolemo, figlio di Achille. Martone mette in scena un complesso collage testuale che segna un punto di svolta nel suo percorso artistico: dal postmoderno sperimentalismo multimediale a un rinnovato confronto con la drammaturgia classica attraverso la tragedia greca. Dopo le precedenti riscritture del<br />Filottete di Sofocle e di quello di Ritsos, quest’ultima opera della trilogia sulla guerra di Troia rappresenta Neottolemo come metafora di una generazione “posteroica”: figli paralizzati dal senso di colpa, incapaci di agire in modo risolutivo, estranei ai valori eroici incarnati dai padri.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Massimo Fusillohttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/87La seconda generazione (Neottolemo)2025-06-16T20:02:44+00:00Mario Martonemariomartone7@gmail.com<p>Si riporta qui il testo integrale de La seconda generazione (Neottolemo), spettacolo di Mario Martone del 1988 che conclude una trilogia sul mito della guerra di Troia, con un cast d’eccezione: Remo Girone (Filottete), Toni Servillo (Odisseo) e Andrea Renzi (Neottolemo). L’opera rappresenta un innovativo esperimento drammaturgico di Guido Paduano e Massimo Fusillo basato sul montaggio di citazioni da autori antichi e moderni (Sofocle, Euripide, Virgilio, Shakespeare, Ritsos, Pasolini) senza aggiungere parole originali. Lo spettacolo, strutturato in prologo, tre atti ed epilogo, si concentra sulla figura di Neottolemo come metafora di una generazione ‘post-eroica’, schiacciata dal confronto con padri sublimi. Attraverso un’oscillazione tra narrazione e lirismo evocativo, l’opera esplora le contraddizioni del figlio di Achille: da adolescente manipolato da Odisseo a vincitore spietato, fino alla morte insensata a Delfi. Gli alltri personaggi chiave sono Andromaca, Ecuba, Oreste ed Ermione.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Mario Martonehttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/88Anch’io ho cercato quell’isola. Introduzione a Lemnos2025-06-16T20:17:22+00:00Giorgina Pigiorgina.bluemotion@gmail.com<p>Giorgina Pi racconta la genesi di Lemnos (2022), riscrittura contemporanea della tradizione dei miti legati a Filottete. Il progetto nasce dalla scoperta delle isole greche usate come campi di concentramento dopo la Seconda guerra mondiale per dissidenti politici, in particolare Makronisos. In questi luoghi, i prigionieri erano costretti a “rieducarsi” attraverso la venerazione forzata dell' antichità classica, costruendo repliche di monumenti come il Partenone. Lemnos intreccia il mito di Filottete con la storia dimenticata di queste isole, utilizzando una drammaturgia (il drammaturg è Massimo Fusillo) originale che combina Sofocle con poesie contemporanee di Adrienne Rich, Derek Walcott e scrittori greci come Ritsos. Pi trasforma Filottete in una figura femminile, rappresentando il corpo ferito come metafora della dissidenza. In questo saggio la regista presenta le diverse propettive teoriche e pratiche da cui ha deciso di trattare il mito.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Giorgina Pihttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/89Lemnos2025-06-16T20:24:33+00:00Giorgina Pi con Bluemotiongiorgina.bluemotion@gmail.com<p>Si riporta qui il testo integrale di<em> Lemnos</em> (2022), una riscrittura contemporanea del mito di Filottete, ideata da Giorgina Pi con la compagnia Bluemotion. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, ERT e TPE, esplora la storia dimenticata delle isole greche utilizzate come campi di concentramento durante la guerra civile (1946-1949), in particolare Makronisos, dove i dissidenti politici venivano “rieducati” attraverso la forzata venerazione dell' antichità classica. Nella drammaturgia di Giorgina Pi, sviluppata con il dramaturg Massimo Fusillo, Filottete diventa una figura femminile interpretata da Gaia Insenga. Il cast include anche Giampiero Judica (Ulisse), Aurora Peres (Deus Ex), Gabriele Portoghese (Neottolemo) e Alexia Sarantopoulou (Il Coro). L’opera intreccia il testo sofocleo<br />con poesia contemporanea, coinvolgendo autori come Adrienne Rich, Derek Walcott e Ritsos. La regia, i video e le scene, curati da Pi stessa, si arricchiscono dell’ambiente sonoro del Collettivo Angelo Mai, con registrazioni effettuate a Makronisos.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Giorgina Pihttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/90Intorno a Lemnos / Roma, 22 marzo 2022. Dialogo di Mario Martone e Giorgina Pi coordinato da Massimo Fusillo all’Angelo Mai2025-06-17T08:07:05+00:00Massimo Fusillomassimo.fusillo@sns.itMario Martonemariomartone7@gmail.comGiorgina Pigiorgina.bluemotion@gmail.com<p>Il contributo è la trascrizione del dialogo tra Mario Martone e Giorgina Pi coordinato da Massimo Fusillo e tenutosi presso l’Angelo Mai di Roma (22 marzo 2022). In esso è mostrata la genesi delle loro diverse riscritture del mito di Filottete. Martone spiega come, dopo l’esperienza nell’avanguardia, abbia scelto questa tragedia per la sua dimensione politica, concentrandosi sulla figura di Neottolemo come emblema di una “seconda generazione” post-eroica schiacciata dal confronto con padri mitici. La sua opera integra citazioni antiche e moderne per riflettere sul passaggio “dal resistere all’esistere”. Pi descrive invece il suo avvicinamento a Filottete attraverso il lavoro sul mito di Tiresia e un progetto sulla memoria del G8 di Genova. La sua riscrittura trasforma il protagonista in figura femminile, ispirandosi ad Adrienne Rich, e sposta l’ambientazione a Makronisos, campo di concentramento per antifascisti greci. Entrambi i registi condividono una riflessione sulla “malinconia politica” contemporanea e sul potenziale del teatro come spazio per sperimentare nuove parole che possano leggere i conflitti attuali in modo intersezionale.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Massimo Fusillo, Mario Martone, Giorgina Pihttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/92Lo spazio mitico di Giorgina Pi: Lemnos (2022) e Tiresias (2020)2025-06-17T08:38:27+00:00Anna Chiara Corradinoanna.corradino@sns.it<p>L’articolo esamina l’uso dello spazio mitico in due produzioni teatrali contemporanee della regista italiana Giorgina Pi: Lemnos (2022) e Tiresias (2020). Attraverso un’analisi dettagliata, dimostra come Pi trasformi gli spazi mitici della Grecia antica in potenti metafore per questioni politiche e sociali contemporanee. In Lemnos, Pi reinterpreta il Filottete di Sofocle sovrapponendo all’isola mitica di Lemno quella di Makronisos, campo di prigionia durante la guerra civile greca, creando un intenso commento sull’oppressione politica e la resistenza. In Tiresias, la regista costruisce lo spazio attraverso la presenza corporea e la trasformazione, utilizzando una scenografia minimalista per esplorare la fluidità di genere e lo spostamento temporale della queerness futura, così come proposta da José Esteban Muñoz. L’articolo vuole mostrare come le tecniche spaziali di Pi creino un dialogo tra narrazioni antiche e contemporanee, in cui gli spazi mitici diventano veicoli per affrontare questioni attuali, risemantizzando il mito e al contempo ampliandone lo spettro.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Anna Chiara Corradinohttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/93The Besieged Free: Sophocles’ Philoctetes on Makronisos, Summer 19482025-06-17T09:03:24+00:00Gonda van Steengondavs@gmail.com<p>Poche tragedie antiche riescono a esprimere il senso di dislocazione geografica, temporale e sociale quanto il <em>Filottete</em> di Sofocle, un’opera esemplare con cui gli attori detenuti aprirono molteplici livelli di comprensione per il pubblico di Makronisos, composto da prigionieri politici della sinistra greca durante la guerra civile. Gli attori del Terzo Battaglione trovarono una forma di libertà nelle prove per una messa in scena del Filottete, la cui prima era prevista per la fine dell’estate del 1948. Il Filottete dei makronisioti lamentava l’abbandono da parte dei suoi stessi connazionali, che lo avevano lasciato solo su un’isola inospitale (Lemno). Lo spettacolo trasmetteva un forte senso di coesione collettiva e faceva appello alla solidarietà tra prigionieri per spezzare la maledizione dell’esilio forzato. L’opera di Sofocle assumeva un carattere autobiografico nel momento in cui i detenuti diventavano insieme spettatori e<br />protagonisti, riconoscendo nel dramma dell’eroe la propria condizione tragica e dando voce, in una sorta di “doppio linguaggio”, alla loro comune sofferenza.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Sotera Fornarohttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/94Lo spazio di Filottete (per una poetica della scena sofoclea)2025-06-17T09:21:36+00:00Anna Chiara Corradinoanna.corradino@sns.itMassimo Fusillomassimo.fusillo@sns.it<p>Il saggio è una pubblicazione aggiornata del contributo Lo spazio di Filottete (per una poetica della scena sofoclea) pubblicato nel 1990 da Massimo Fusillo su "Studi italiani di filologia classica". Il testo analizza la rappresentazione e il significato dello spazio nel Filottete di Sofocle, evidenziando come la scelta di ambientare la tragedia in un’isola deserta sia funzionale alla caratterizzazione del protagonista e ai temi centrali dell’opera. L’isolamento fisico di Lemno riflette l’alienazione psicologica e sociale di Filottete, creando una tensione drammatica tra la sua solitudine eroica e il desiderio di reintegrazione nella comunità. L’analisi esamina le diverse dimensioni spaziali della tragedia: lo spazio scenico della grotta, gli spazi extrascenici evocati (Troia, Malis) e lo spazio affettivo che si sviluppa tra Filottete e Neottolemo. Il contributo evidenzia come la spazialità nel Filottete non sia un mero elemento<br />scenografico ma un complesso sistema semiotico che articola i conflitti centrali della tragedia tra individuo e società, natura e civiltà, alienazione e comunicazione.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Massimo Fusillo, Anna Chiara Corradino Anna Chiara Corradinohttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/85La ferita, la malinconia, la diversità. Mario Martone e Giorgina Pi riscrivono il mito di Filottete2025-06-16T19:40:14+00:00Anna Chiara Corradinoanna.corradino@sns.itMassimo Fusillomassimo.fusillo@sns.it<p>Il fascicolo intende porre l’attenzione su due riscritture teatrali del mito di Filottete: La seconda generazione (Neottolemo) (1988) di Mario Martone e Lemnos (2022) di Giorgina Pi. Pur distanti nel tempo, entrambe le opere utilizzano il mito greco come strumento interpretativo della contemporaneità. Lo spettacolo di Martone costruisce una drammaturgia attraverso un mosaico di citazioni da autori antichi e moderni, trasformando Neottolemo in emblema di una generazione sospesa tra venerazione e rifiuto dei modelli paterni. Lemnos di Pi sposta simbolicamente l’ambientazione a Makronisos, campo di concentramento per prigionieri politici greci (1947-1974), intrecciando il testo sofocleo con opere di Ritsos, Rich, Walcott e Cixous. </p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Massimo Fusillo, Anna Chiara Corradinohttp://visionideltragico.it/index.php/rivista/article/view/91Impressioni di una spettatrice Lemnos: uno sguardo femminista su Filottete2025-06-17T08:22:54+00:00Serena Guarracinoserena.guarracino@univaq.it<p>Come raccontare l’esperienza di Lemnos dal punto di vista del pubblico, e di un pubblico femminista? Questo contributo prova a rispondere a questa domanda muovendosi tra l’analisi delle fonti e l’esperienza spettatoriale, per mostrare le specificità della costituzione della posizionalità del pubblico messe in opera dallo spettacolo. La teoria recente (Ubersfeld, Pustianaz) sul teatro come forma performativa – e non solo testuale – viene messa al servizio del testo spettacolare, per metterne in rilievo le strategie di significazione di corpi e storie. Emerge così un intreccio di narrazioni che assume un senso politico nella costituzione di una comunità spettatoriale e nel passaggio di storie, che dall’ antico risuonano nel passato recente, dimostrando la loro rilevanza per il tempo presente.</p>2025-06-17T00:00:00+00:00Copyright (c) 2025 Serena Guarracino